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Il Fantino

Introduzione: Il Fantino

Il fantino, o jockey in inglese, è chi cavalca un cavallo da corsa. Nell’ippica moderna, più precisamente, il fantino è colui che disputa le corse al galoppo, mentre nelle corse al trotto, nelle quali il cavallo traina un carro, il sulky ( piccolo calesse leggero su due ruote ), prende posto il guidatore, detto driver. In alcune occasioni vengono disputate anche gare di trotto montato.

Fantino durante una gara

Un Fantino durante una gara

Durante la corsa il fantino non resta mai seduto sulla sella, ma rimane in piedi (piegato in avanti) poggiando i piedi sulle staffe, e sfruttando le gambe per ammortizzare i sobbalzi dovuti al galoppo del cavallo ed evitando di gravare eccessivamente col proprio peso sulla schiena dell’animale.
Nel caso in cui nella corsa il cavallo si monti “a pelo“, cioè senza sella e privo delle staffe d’appoggio, il fantino deve necessariamente mantenersi in posizione seduta.

I fantini professionisti sono prevalentemente piccoli di statura e si attengono a una rigida dieta per mantenere basso il proprio peso, questo perchè, ovviamente, più leggero è il fantino, minore è lo sforzo supplementare che il cavallo dovrà sostenere durante la corsa, diminuendone quindi lo sforzo e permettendo all’animale una migliore prestazione.

Il regolamento di gara impone comunque un peso al di sotto del quale il fantino viene zavorrato.
Il Kentucky Derby, ad esempio, ha un limite di peso di 57 kg, comprendente anche le attrezzature del fantino. Il peso di un fantino varia solitamente da 49 a 54 kg. Nonostante la loro leggerezza, i fantini devono essere in grado di controllare un cavallo che si muove a circa 64 km/h e pesa in media 540 kg. Anche se non vi è alcun limite regolamentare di altezza per quanto riguarda i fantini, essi risultano essere comunque tutti piuttosto bassi proprio a causa dei suddetti limiti di peso, mediamente l’altezza si aggira tra 1,50m e 1,70m.

ABBIGLIAMENTO TIPICO E COLORI DI GARA

Il termine “seta” è usato negli Stati Uniti in riferimento ai colori di gara, tuttavia, tecnicamente, con “sete” si riferisce all’abbigliamento da fantino composto da braghe bianche, pettorina e foulard. Ottenerli è un rito di passaggio, un fantino è in grado di indossare i pantaloni di seta e i colori nella sua prima gara ufficiale.
Un tempo le sete erano effettivamente composte unicamente, appunto, di seta, scelta in quanto tessuto morbido e leggero, anche se oggi di usano prevalentemente fibre sintetiche al suo posto. Le Sete e i loro colori sono simboli importanti che evocano emozioni di lealtà e festosità.

I colori indossati dai fantini durante le corse sono i “colori” registrati del proprietario o dell’allenatore per il quale corrono. La pratica di indossare indumenti colorati deriva, presumibilmente, dal Medioevo, nel quale si svolgevano i tornei tra cavalieri, quale rappresentanza dei colori del blasone della casa nobiliare d’appartenenza o per la quale prestava servizio il giostratore. Tuttavia, l’origine dei vari modelli di colori da corsa, potrebbe risalire alle numerose corse che, sin dal Medioevo, si tenevano in diverse città Italiane.

Gara di trotto

Gara di trotto dove si può intravedere il sulky e le staffe d’appoggio del fantino

FANTINI FAMOSI

Uno dei più famosi e quotati fantini è l’italiano Lanfranco Dettori, che ha svolto gran parte della sua carriera in Inghilterra, paese nel quale l’ippica ha una grandissima tradizione e dove gli sport a cavallo hanno una maggiore attrattiva. Ad Ascot, nel 1996, Dettori ha persino stabilito un record mondiale vincendo la bellezza di sette gare in una sola giornata, ovvero ogni gara da lui disputata quello stesso giorno, un risultato a dir poco straordinario.

Sono molto celebri in Italia anche i fantini che gareggiano nei palii tradizionali (in cui si monta “a pelo“). Il più famoso tra questi è senza ombra di dubbio Andrea Degortes, più conosciuto col soprannome di Aceto, che ha vinto ben 14 edizioni del Palio di Siena.

Altri fantini famosi sono:

  • FANTINI:
    – Pier Camillo Pinelli detto Spillo
    – Albo Corchia detto Primula Rossa
    – Luca Minisini
    – Giuseppe Zedde detto Gingillo
    – Antonio Villella
    – Salvatore Ladu
    – Massimo Coghe
    – Francesco Ticci
    – Donato Tamburelli
    – Giorgio Terni detto Vittorino
    – Pietro De Angelis
  • MONTA INGLESE:
    – Emilio Bicocchi e Kapitol d’ Argonne
    – Valentina Truppa e Don Rico
    – Roberto Rotatori e Irham de Viages
    – Fausto Fiorucci e Faris
    – Giovanni Oberti e Santerino o Caribo
    – Roberto Turchetto e Carolien II o Cadenz
    – Roberto Arioldi e Paprika della loggia
    – Natale Chiaudani e Newport Clover o Gratina
    – Filippo Moyersoen ed Eclipso del colle
    – Francesca Capponi e Stallone
    – Susanna Bordone e Ava
    – Roberto Cristofoletti e Lohengrin
    – Lara Villata e Tnt Nikki Dow.
  • MONTA WESTERN:
    – Stefano Massignan e Rs Oregon Jac
    – Markus Schopfer e Remiliore o Peptos Lil Bingo
    – Matteo Bergamini e Bb Slash J Bully
    – Nicola Cordioli e Rs Little Red Jaba
    – Matteo Sala e Mr Rusty
    – Andrea Santini e Little Blue Pinafore
    – Ruggiero Musacci e Jessolena
    – Ricky Bordignon e The Little Fighter.

ETIMOLOGIA DELLA PAROLA “FANTINO”

Per scorgere la relazione semantica esistente fra il sostantivo fante «soldato di fanteria» e il suo diminutivo fantino, nell’accezione di «persona che, per professione, monta i cavalli nelle corse ippiche» bisogna ripercorrere la stratificazione di significati che entrambe le parole portano con sé. L’italiano fante è una forma aferetica del sostantivo infante: quest’ultimo deriva dal latino infans infantis, composto di in- e del participio presente di fari «parlare», e significa, propriamente, «che non parla, che non sa o non può parlare».

Il primo significato di fante è, pertanto, «bambino», a questo poi se ne è aggiunto un secondo, quello di «servitore, garzone»: proprio a questa particolare accezione, trasportata in ambito militare, si deve ricollegare il significato che a noi interessa, ovvero «soldato di fanteria», come si ricava dal seguente passo delle Note al Malmantile (XVII secolo):

«Fante… comunemente vuol dire soldato a piede, perché ne’ tempi dell’Imperio basso, che la milizia cominciò a riputarsi più per la cavalleria che per la soldatesca a piede, il pedone si venne a stimare come ministro e servitore del cavaliere, e perciò fu detto fante»

Il diminutivo fantino, accanto ai significati più antichi («bambino», «servitore, garzone», «soldato di fanteria»), condivisi con fante, ne ha sviluppato uno nuovo, («persona che, per professione, monta i cavalli nelle corse ippiche»), l’unico oggi largamente in uso: questa accezione, documentata a partire dal XVII secolo, può essere, probabilmente, ricondotta alla giovane età dei primi fantini, come ci viene illustrato da un altro passo delle Note al Malmantile:

«Fantino, diminutivo di fante, … cioè ragazzino, usato dagli antichi in generale, si ristringe oggi a un significato particolare; chiamando noi fantini quei ragazzi che sopr’a cavalli spogliati corrono al palio».

I RISCHI PROFESSIONALI DEL FANTINO

Il mondo delle corse dei cavalli è uno sport in cui i fantini sono permanentemente sottoposti a problemi di debilitazione fisica ed, in alcuni casi, a incidenti anche mortali. Le lesioni più comuni sono la commozione cerebrale, le fratture ossee, l’artrite e la paralisi, per non parlare del rischio di rimanere calpestati. Proprio per questi motivi, i premi assicurativi legati a questa professione, sono tra i più alti tra quelli di tutti gli sport di livello professionistici.

Tra il 1993 e il 1996, sono accaduti ben 6,545 incidenti con lesioni più o meno gravi nel corso di gare ufficiali.

In australia le corse a cavallo sono considerate la professione con la più alta incidenza di infortuni mortali, seconda solo alla pesca in mare aperto. Tra il 2002 3 il 2006 si sono registrate 5 morti e 861 casi di infortunio grave.

I disturbi alimentari, quali l’anoressia, sono anch’essi un problema comune tra i fantini, proprio perchè essi seguono una dieta molto rigida per mantenere un insolitamente basso e specifico peso. Nel romanzo storico, nonchè bestseller, “Seabiscuit“, una leggenda americana racconta dei disordini alimentari dei fantini della prima metà del XX Secolo. Nel caso di campioni fantini quali Kieren Fallon e Robert Winston, la pressione psicologica del dover rimanere leggeri, è stata riconosciuta quale causa principale del fatto che i fantini soffrano spesso, durante le gare, agonie causate dalla disidratazione. L’associazione Australiana dei Dietologi Sportivi (Sports Dietitians Australia) avverte:

“La disidratazione e l’esaurimento delle energie possono compromettere la concentrazione e la coordinazione”.

Effettivamente, una recente ricerca condotta in collaborazione con Irish Turf Club, ha registrato gli effetti di una rapida perdita di peso a cui sono soggetti i fantini professionisti, rilevando significativi livelli di disidratazione, tuttavia, si è anche rilevato che i fantini hanno mantenuto delle normali funzionalità cognitive, suggerendo che, l’abitudine di esibirsi spesso in uno stato di disidratazione, ha fatto si che il loro fisico si sia adattato, quale meccanismo di prevenzione, per permettere loro di svolgere le gare in queste condizioni.