Cenni storici sul’equitazione
La pratica dell’equitazione è una delle attività più antiche a cui l’uomo sia dedicato. Il primo manuale, giunto sino a giorni nostri, fu redatto dal maestro equestre di origine Mitanna (Regno del Nord della Mesopotamia tra il tra il 1450 a.C. e il 1350 a.C) , Kikkuli, nell’anno 1.350 a.C. e tratta la cura e l’alimentazione del cavallo da traino. Il più antico e più noto manuale in cui è trattato anche il modo di montare a cavallo è, invece “Sull’equitazione” ad opera di Senofonte, uno storico e mercenario ateniese.
In tempi antichi, nella comunità greca e romana, chi sapeva cavalcare acquistava un “valore aggiunto” nelle società. Da allora in poi il titolo di cavaliere è divenuto uno dei simboli della nobiltà, fintantochè, nei secoli successivi, i nobili furono costretti ad imparare l’arte dell’equitazione per poter partecipare alla vita militare e politica.
L’approfondimento della tecnica dell’arte di montare a cavallo fu, ovviamente, sempre appannaggio della cavalleria, pertanto chi ha scritto libri di tecnica equestre (Grisone, Fiaschi, Pignatelli, Mazzuchelli, Caprilli, ecc.) è spesso strettamente legato all’ambiente militare. Non vi è nessun altra attività nella storia umana in cui, nel corso dei secoli, siano stati scritti tanti testi di approfondimento.
Il particolare rapporto che si stabilì nei secoli tra l’uomo e il cavallo, mutò gradualmente nell’ultimo periodo storico, ovvero a partire dall’invenzione del motore a scoppio, che trasformò il modo di viaggiare e il modo di fare la guerra. Dal novecento in poi l’equitazione perse rapidamente la propria importanza utilitaristica e si trasformò in attività solamente ludico-sportiva.
I cavalli e le corse, brevi cenni storici.
Fin dai tempi più lontani la vita dell’uomo è stata legata a quella del cavallo. Per quanto riguarda l’aiuto nei lavori e nelle fatiche domestiche o ancor piu’ come compagno da viaggio, non minore e’ stato l’impiego dei cavalli nei tipi piu’ disparati di competizione, dalle corse delle bighe dell’epoca romana alle sfide sull’arena tra cavalieri in armatura.
L’espressione più antica della corsa a cavallo e’ rappresentata dal galoppo, dapprima nella velocità sul campo di battaglia e poi trasportato anche in forma di velocità sul campo di gara. I cavalli arabi erano quelli che in passato predominarono in fatto di prestazioni, successivamente e’ facile pensare come il traffico di questa razza abbia influenzato i cavalli di tutte le generazioni successive. Una continua importazione di sangue arabo a mescolarsi con le razze europee, un meccanismo lento e complesso sviluppatosi nell’arco di un intero millennio.
Solamente più tardi, negli anni ‘600 e ‘700, iniziò un’accurata cernita che porto’ alla scelta di quaranta cavalle di razza pura (Royal Mares), queste vennero fatte accoppiare con maschi da riproduzione tra cui Darley Arabian, Byerley Turk, Godolphin Arabian (o Barb). Tutti i purosangue del mondo discendono in qualche modo dal suddetto piccolo gruppo di antenati.